Violenza nei confronti di medici e operatori sociosanitari

Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza nel posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”.

Sono sempre più frequenti e sempre più preoccupanti gli episodi di violenza ai danni dei professionisti sanitari; la violenza sul posto di lavoro è un problema che investe i paesi di tutto il mondo. I dati italiani sembrano in linea con quelli degli altri Paesi, segnalando un’incidenza maggiore in alcuni reparti, in particolare in quelli di emergenza/urgenza e in quelli psichiatrici.

Le problematiche dei casi di violenza è scatenata da più fattori organizzativi, tipo aspettative deluse dei pazienti e/o parenti nei confronti dell’organizzazione, carenza di personale disponibile, difficoltà di comunicazione e/o collaborazione tra operatori e pazienti.

La programmazione e implementazione di misure (strutturali e organizzative) che consentano la riduzione del rischio di comportamenti aggressivi e di atti di violenza contro gli operatori sanitari si realizza a partire dall’acquisizione di conoscenze e competenze da parte degli operatori per valutare, prevenire e gestire tali eventi.

Il comportamento violento avviene spesso secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, può arrivare fino a gesti estremi quali l’omicidio. La conoscenza di tale progressione può consentire al personale di comprendere quanto accade e interrompere il corso degli eventi.

Il pericolo di atti di violenza nei confronti degli operatori varia da struttura a struttura, dipendendo dalla tipologia di utenza, di servizi erogati, ubicazione, dimensione.

A questo proposito possiamo considerare tre aree di interesse per identificare i fattori di rischio per i comportamenti violenti nei servizi sanitari:

  1. Fattori specifici (caratteristiche individuali) del paziente e dell’operatore
  2. Fattori di contesto (caratteristiche dell’ambiente lavorativo)
  3. Fattori strutturali (caratteristiche dell’organizzazione)

Il pericolo di atti di violenza nei confronti degli operatori varia da struttura struttura e da unità operativa ad unità operativa e dipende da diversi fattori.

La prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori socio sanitari richiede quindi che vengano identificati i fattori di rischio e che vengano poste in essere le strategie più opportune per la sicurezza degli operatori. Il comportamento violento avviene spesso secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio. La conoscenza di tale progressione può consentire di comprendere quanto accade ed interrompere il corso degli eventi.

La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte a eliminare o ad attenuare la violenza nei servizi sanitari.

Ma solo l’impegno comune di tutti (direzioni aziendali, dirigenza infermieristica e medica, coordinatori, professionisti e loro rappresentanti, organizzazioni sindacali, rappresentanti dei cittadini, organi di informazione) può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. Tanto più che gli atti di violenza possono ripercuotersi negativamente anche sulla qualità dell’assistenza offerta ai cittadini.

L’insediamento di un Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari può contribuire ad individuare importanti obiettivi: attivare un monitoraggio su tutti i livelli di sicurezza degli operatori sanitari, proporre misure concrete che li mettano in sicurezza negli ambiti di rischio e intervenire sugli aspetti organizzativi delle singole Asl, delle singole Regioni, perché ci si trova a fronteggiare tematiche legate a problemi non solo sociologici ma anche organizzativi.

A questo se aggiungiamo una “comunicazione efficace” si contribuisce ad implementare ai vari profili professionali della sanità una giusta prevenzione, con risvolti positivi sia interni (equipe) che esterni (utenza).

A cura di Bartolomeo Dragano

Profilo Autore

Dopo aver maturato importanti esperienze prevenzionistiche in diverse tipologie di attività pubbliche e private, svolge funzioni di responsabile di Sicurezza, Igiene Alimentare, Ambientale, Antincendio e Responsabile di Progetti Formativi in diverse strutture lavorative.

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