La Sicurezza nell’equitazione

Questo mese vorrei uscire un po’ dal contesto aziendale e parlare di sicurezza nel mondo dello sport; praticando equitazione, nello specifico l’endurance, non posso che focalizzarmi su questa disciplina e condividere, con chi come me coltiva questa passione, tutte le buone prassi che mi sono state insegnate per cavalcare nel modo più sicuro possibile. Ciò sempre per rimarcare il concetto che la sicurezza NON può e NON deve essere vista assolutamente come un obbligo aziendale, ma come uno stile di vita che ci portiamo dietro anche e soprattutto nelle nostre passioni. Ho scoperto di recente che il Codice Civile considera il cavallo un animale altamente pericoloso: faccio riferimento alla Sentenza di Cassazione del 27/11/2015 n°24211 e all’art. 2050 C.C., e nella mia ingenuità non ci potevo credere. Io ho due cavalle dolcissime che, nonostante le loro paure, le loro giornate storte e le loro imprevedibilità tipiche della razza equina, mi rispettano sia da terra sia quando sono in sella, e potrei scommettere qualsiasi cosa sul fatto che non mi farebbero mai del male. Riflettendo meglio però, il cavallo è un animale molto particolare e molto, molto imprevedibile: nell’ipotesi che il legame tra cavallo e cavaliere non si sia ancora creato o sia, per così dire, “in fase di definizione”, quanto riportato nella sentenza di cui sopra è concepibile. Per instaurare un legame con il proprio cavallo ci vuole tempo, tanto amore e soprattutto tanta, tantissima pazienza. E non tutti, si sa, sono persone pazienti; in più, se da parte del cavaliere non c’è la giusta passione, viene spesso da “mollare tutto” se non si ottengono in breve tempo i risultati sperati. Ciò che rende il cavallo un animale poco sicuro, come dicevo, è la sua alta imprevedibilità: la sua potenza e la sua grandissima forza unita al tipico carattere da preda, quindi da animale da fuga dal punto di vista evolutivo, possono essere una miscela fatale. Il cavallo non è del tutto consapevole della sua forza, e se non viene tranquillizzato o non ha ancora acquisito fiducia nel suo padrone o nel suo cavaliere seguirà le sue reazioni istintive dettate dalla paura di qualsiasi cosa lo porti in stato di allerta in quel momento. Ad esempio una delle mie cavalle ha una paura folle del rumore delle moto da cross, l’altra è terrorizzata dalle ombre sull’asfalto (se vi capita di passare per le alture di Genova e assistere a un piccolo rodeo… eccomi sono io!!), la cavalla di una mia carissima amica ha il terrore più totale delle tende da campeggio, il cavallo di un’altra mia amica è terrorizzato dai cani, e così via. Il problema è che loro non ci possono raccontare in modo verbale le loro paure, sta a noi capirle e provare a prevenirle. Fin dall’addestramento, è utile che l’animale capisca che può, anzi deve fidarsi del suo cavaliere; in un mondo virtuale, il cavallo sente così tanto le sensazioni di chi lo monta da non aver paura finché non avverte paura nel cavaliere. Tutto ciò dipende dal carattere del cavallo, dal “polso” del cavaliere, dalla giornata storta, dalla stanchezza di entrambi, etc…: il difficile compito dell’uomo è quello di far capire al cavallo di non dover per forza risolvere le situazioni imprevedibili con la propria forza, ma aspettare l’intervento umano. Se il cavallo segue il suo istinto, e disgraziatamente si trova in un luogo chiuso, come potrebbe essere quello di un box, e in qualche modo si rovescia o rimane incastrato da qualche parte, tenta senz’altro di divincolarsi senza riflettere, rischiando di provocarsi gravi fratture.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il cavallo è molto intelligente e ricettivo e, se ben abituato, si può prevenire, se non eliminare gradualmente, la sua componente aggressiva; in linea ipotetica, dovrebbe essere abituato a non avere paura di niente, nemmeno di un camion con rimorchio che lo sfiori ad alta velocità. Bisogna cogliere ogni occasione (un gregge di pecore, bandiere al vento, una banda che suona…) per completare il suo addestramento usando sempre carezze e zuccherini per rassicurarlo.

È comunque sempre necessario adottare alcune attenzioni: ad esempio, d’estate il cavallo cerca di liberarsi dalle mosche piegando le zampe anteriori e muovendo freneticamente la coda. Di conseguenza bisogna prestare la massima attenzione durante le operazioni di pulizia perché un calcio potrebbe partire in qualsiasi momento e direzione e la coda potrebbe colpire i nostri occhi (…e vi assicuro che è dolorosissimo!!!).

Sarebbe anche prudente indossare (so che detto in questo contesto sembra assurdo) scarpe di sicurezza dotate di puntale metallico. Si evitano tante microfratture ai piedi che possono essere pestati, volontariamente o non, dal cavallo (un paio di anni fa una cavalla mi ha pestato il mignolo del piede destro perché voleva rubarmi delle carote che avevo in mano… da lì ho capito quanto tutte le parti del nostro corpo sono per noi essenziali, compresi i mignoli dei piedi!!!)

Quando si lavora con un cavallo, anche se esperto, bisogna sempre osservare una rigorosa prudenza e indossare il casco. È consigliabile anche l’uso di una protezione per la schiena. Testa e schiena sono troppo importanti e le cadute da cavallo possono realmente essere fatali (intendo dire che possono provocare anche paralisi permanenti). Oltre all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, un buon istruttore, ve lo assicuro, insegna prima di tutto a cadere nel modo corretto!

Quando abbiamo la necessità di infilare o sfilare un abbigliamento fornito di maniche, è sempre consigliato scendere da cavallo: immaginate che cosa succederebbe se durante una passeggiata il cavallo si spaventasse per qualsiasi motivo e partisse mentre le vostre braccia sono bloccate…

I campi di lavoro dovrebbero essere sempre ben spianati, non solo per la sicurezza dei cavalli ma perché, in caso di caduta del cavaliere, la pressione prodotta dal terreno sul corpo rimarrebbe costante e si eviterebbero possibili lesioni interne; in caso di caduta su un arto questo sarebbe libero di scivolare e si eviterebbero danni comunque gravi.

Le staffe devono essere pesanti e comode, altrimenti è meglio ricorrere a quelle di sicurezza onde evitare il rischio di rimanere “staffati”. A questo proposito, il cavallo ben addestrato non scappa e resta sotto il controllo delle redini anche se il cavaliere cade.

I fondi scivolosi (asfalto bagnato, ghiaccio) misurano l’equilibrio del cavallo, pertanto occorre tenere velocità moderate e prestare molta attenzione.

Da “non cavaliere”, ricordatevi che è pericolosissimo appoggiarsi ad un recinto nel quale stanno lavorando dei cavalli: qualcuno di loro, certamente male addestrato, potrebbe avere paura del malaccorto spettatore, spaventarsi e, nei casi peggiori, tirargli un calcio.

Inoltre il cavallo non si rende conto della forza dei suoi denti e per questo è pericoloso offrirgli da mangiare con le dita. Bisogna sempre utilizzare il palmo aperto della mano. Un paio di volte le mie cavalline voraci mi hanno morso un dito mentre stavo dando loro da mangiare… ho visto le stelle dal male!!!

Infine, il cavaliere deve sempre, ripeto sempre, montare con le protezioni prescritte: come quando si va in moto, il casco allacciato è obbligatorio da quando si sale fino a quando non si è scesi: se il casco non è allacciato è come non averlo!

L’anno scorso a una campionessa di endurance, mentre cavalcava in spiaggia senza casco (una cattiva abitudine che aveva da molto tempo) una caduta è stata fatale.

Insomma, applicando ipoteticamente tutte queste misure di prevenzione e protezione, cercando di rimanere sempre il più concentrati possibile e con il giusto addestramento dell’animale, potrete cogliere in tutta sicurezza le immense opportunità e le sensazioni impagabili che il rapporto con il vostro cavallo vi offre.

Articolo a cura di Anna Ravina

Profilo Autore

Consulente Tecnico Salute e Sicurezza

Condividi sui Social Network:

Articoli simili