Conoscenza di Armi ed Esplosivi per l’Operatore di Security

INTRODUZIONE

Una delle attività base che si trovano a svolgere gli operatori di security è, senza dubbio, il controllo degli accessi. Un’attività statica di protezione e controllo. Statica in termini fisici, in quanto così viene svolto il servizio, ma che richiede delle capacità di osservazione e di percezione del pericolo non banali, con attivazione di eventuali risposte prontamente “dinamiche”.

Fig.1 – controllo accessi http://www.gmcdefence.net/page/it/multimedia/gallery.html

Lo studio preliminare a protezione del lavoratore è onere in carico al Datore di Lavoro, e parte dalla identificazione delle minacce a cui è soggetto l’operatore di security durante il suo servizio. Questo a sua volta rientra nella più articolata analisi dei rischi propedeutica alla redazione del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi – artt. 17 e 28 del TUS 81/2008 e ss.mm.ii.), oppure del DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenze – art. 26 del TUS 81/2008 e ss.mm.ii.).

Ci si augura di non dover mai incorrere in problematiche del genere, ma in qualsiasi occasione in cui un operatore di security si dovesse trovare di fronte ad una minaccia armata deve sapere: come comportarsi, quali sono i rischi e come si manifestano, cosa fare e cosa non fare assolutamente, ma soprattutto …che è un rischio possibile. Come per tutti i rischi, la probabilità con cui si può manifestare, è funzione di vari parametri. Tra i quali ci sono: il contesto sociale, il tipo di fruitori dell’attività e il tipo di attività.

L’operatore di security che conosciamo meglio, e molto ben regolamentato dalle leggi cogenti, è l’Addetto ai Servizi di Controllo delle Attività di Intrattenimento e di Spettacolo in Luoghi Aperti al Pubblico o in Pubblici Esercizi (ex Buttafuori), con riferimento alla Legge n.94 del 15 luglio 2009 e conseguente Decreto Ministeriale di attuazione emanato il 6 ottobre 2009. Tutti gli altri servizi di security devono essere comunque conformi alla legge, specialmente al TULPS, al suo regolamento di attuazione, al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale.

Riconoscere una minaccia armata (includiamo in questo termine anche tutte quelle minacce perpetrate con l’impiego di esplosivi) da parte di chi deve garantire la sicurezza è fondamentale. L’operatore di security in grado di procedere ad una identificazione di questo tipo è da considerare come un MITIGATORE della minaccia. Può attivare tempestivamente un sistema di protezione a carico delle autorità competenti. Altresì sarebbe un buco nel sistema di protezione, o un procuratore di allarme infondato. In entrambi questi casi ne risponderebbe personalmente.

A differenza degli operatori delle FF.O. (Forze dell’Ordine), o di chi è qualificato ed autorizzato a farlo per legge quando ne sussistano i presupposti (artt. 247 e ss, del cpp), per motivata ragione di trasporto e/o possesso non autorizzato di arma fuoco e di esplosivo, l’operatore di security non può assolutamente procedere alla perquisizione. I servizi di security vengono solitamente effettuati privi di arma, tranne nel caso delle GPG, ma mai l’arma è utilizzabile per la difesa di altre persone. Questo esclude la possibilità per un cittadino italiano, nel nostro paese, di svolgere servizi di scorta armata a protezione di terze persone.

Fig.2 – sequenza dell’attivazione di un’emergenza per possesso illecito di arma da fuoco

CONOSCERE LA MINACCIA: ARMI ED ESPLOSIVI

Senza entrare in merito ai tipi di ARMI esistenti, si intende per arma qualsiasi oggetto propriamente atto ad offendere, ovvero un oggetto il cui uso improprio può procurare un danno voluto. Non è intenzione dello scrivente entrare in merito a come la legge disciplina le varie distinzioni, ma è ovvio che l’operatore di security deve sapere chi è autorizzato a circolare con un’arma propriamente detta, e quando un oggetto viene impropriamente usato come arma.

Non darei per scontato che tutti siano in grado di capire se una persona ha con se un’arma per quanto ben occultata, come non credo che tutti siano in grado di contestualizzare il possesso di un potenziale oggetto atto offendere, senza gridare all’attentato terroristico. Nel primo caso si rischia di lasciare senza controllo un effettivo pericolo, nel secondo caso si potrebbe ostacolare il normale svolgimento di un lavoro comune (ovviamente la presenza dell’oggetto deve far innalzare comunque lo stato di allerta).

Trattando in seguito chi è autorizzato al trasporto, o quando è lecito circolare armati, è importante che l’operatore di security sappia riconoscere: il tipo di arma, quando questa è in grado di fare fuoco, o quando è pronta all’uso, e se chi si ha davanti ne sta occultando una. Lo studio è rivolto alle armi propriamente dette, in quanto gli oggetti atti ad offendere per uso improprio sono di utilizzo comune e riconoscibili da tutti.

L’operatore di security deve saper riconoscere anche i componenti di un’arma da fuoco, cioè le sue parti, i vari tipi di munizionamento (o i componenti per la loro fabbricazione), gli elementi a corredo (che fanno capire che la persona è utilizzatore di arma da fuoco).

Indubbiamente tutti sanno che un appartenente alle FF.O. (FF.AA. solo in alcuni casi e contesti) è considerato in servizio se in divisa. In quel caso l’agente, o l’ufficiale, può circolare armato, con arma ben visibile. Stessa cosa vale per le GPG in servizio, anche loro in divisa e con l’arma in vista. La GPG ha delle ristrettezze nell’impiego delle armi rispetto alle FF.O.. E’ giusto che si sappia quali sono le armi in dotazione alle FF.O. nei vari servizi (alcuni servizi giustificano l’impiego di determinate armi), nonché le divise, come conferma nell’identificazione. Non si sa mai!

Ben più complicate sono le richieste da avanzare ad un eventuale agente/ufficiale delle FF.O. che si qualifica come tale per giustificare il trasporto dell’arma quando è in borghese. Sicuramente bisogna procedere all’identificazione subito dopo che la persona si è qualificata. Questo può avvenire solo ed esclusivamente facendosi mostrare il tesserino identificativo (con foto) rilasciato dalla FF.O. di appartenenza, e verificandone la validità. Se la necessità di entrare armato è legata ad esigenze di servizio, bisogna richiedere anche il relativo documento a conferma di quanto dichiarato. Ovviamente si tratta di un atto emesso dall’Ente di ordine superiore che comanda a quel servizio l’agente/ufficiale precedentemente identificato.

Se chi è armato non è un appartenente alle FF.O., ma un cittadino comune, è necessario identificarlo possibilmente tramite il Porto d’Armi. L’esistenza dello stesso giustificherebbe l’arma al seguito, e se in corso di validità, la possibilità di procedere al riconoscimento. Gli unici Porto d’Armi che autorizzano la persona comune ad avere un’arma al seguito sono: Difesa Personale e GPG. Quest’ultimo deve essere accompagnato da un giustificato motivo per cui ci si trova armato ed in abiti borghesi. Deve quindi esistere l’equivalente del foglio di servizio per le FF.O. dal quale si desume l’esigenza di non essere con la divisa di servizio, e quale è il bene che si sta scortando. Nel caso del Difesa Personale bisogna porre la stessa attenzione che si avrebbe con l’uso improprio di un oggetto non propriamente considerato arma. Se si ha il seppur minimo sospetto che il titolare di Porto d’Armi stia svolgendo un servizio di accompagnamento armato ad una persona, l’operatore di security deve segnalarlo all’autorità competente. In Italia la protezione delle persone spetta solo ed esclusivamente alle FF.O. comandate di scorta. In Italia, in base alla legislatura vigente, non esiste la figura della Guardia del Corpo.

ATTENZIONE!

Nel caso si fosse in presenza di personale diplomatico, non forzare mai la mano. Godono di immunità, e quindi bisogna ragionare ad un livello superiore, non considerando solo la legge italiana.

Se si parla di personalità istituzionale di altro Paese, che si sta muovendo ufficialmente nel nostro territorio, saremo in presenza di un servizio di scorta italiana ad opera delle nostre forze di polizia e/o dei servizi di sicurezza.

Non è escluso però che ci potrebbe essere anche l’accompagnamento aggiuntivo di un dispositivo di sicurezza integrato da pare dell’Ente diplomatico di riferimento. Stesso discorso vale per le personalità straniere in visita o in transito in Italia, per le quali ci sarà tutto un protocollo fissato dall’Ufficio III del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica (Ministero degli Affari Esteri), che autorizza l’ingresso di scorte armate di altro Paese.

Anche il mondo degli ESPLOSIVI, convenzionali e non, è vasto. È sicuramente un valore aggiunto per l’operatore di security non accompagnato da cani propriamente addestrati, saper riconoscere i più comuni ordigni, anche improvvisati (IED). Essere in grado di capire se un oggetto può essere parte di un congegno in grado di esplodere, o se quello che ha davanti va solo attivato perché già completo di tutte le sue componenti, potrebbe risultare fondamentale.

Conoscere, ad esempio: come si presentano i più comuni esplosivi solidi e liquidi; le quantità di materiale infiammabile/esplodente ad uso comune, regolarmente in commercio, che può oltrepassare la soglia del lecito; componenti normalmente impiegati per le attivazioni con comandi a distanza e non di uso comune; i vari tipi di innesco o suoi componenti (tipo le micce); i detonatori; il confezionamento degli IED più comuni.

Fig.3 – Confronto tra una miccia a lenta combustione e un cavo elettrico di potenza http://www.monetti.net/miccialentapyroclock.htm e https://www.shopenergia.com/product/695/Cavo-elettrico-50-mmq-Rosso-Venduto-al-metro-Codice-24001262.html

Nelle normali attività di controllo del luogo da presidiare, bisogna anche prestare attenzione ai luoghi di stoccaggio di materiali infiammabili/esplodenti presenti. La loro presenza può essere giustificata, ma questo deve aumentare il livello di guardia di quell’area, in quanto un esperto della materia, potrebbe dolosamente sfruttarlo come amplificatore di danno.

IDENTIFICAZIONE E PROTEZIONE DALLA MINACCIA: INDIVIDUAZIONE DEGLI ALERT DI MINACCIA E CAPACITA’ DI CONTRATTACCO

Non è quindi l’arma in se la minaccia, ma l’uso che ne potrebbe fare il portatore. Questo è più evidente quando si parla dell’uso improprio di oggetti che possono creare danno.

L’attenzione si deve quindi spostare dall’aver identificato un’arma, occultata o meno, a tutti quei segnali che ci possono far preoccupare che sia proprio una PERSONA come quella ad esserne in possesso. Si deve quindi avere anche una base di Analisi Comportamentale per porre attenzione sia al linguaggio verbale che a quello non verbale.

Fig.4 – Corso di analisi comportamentale per operatori di sicurezza https://www.eventa.it/eventi/roma/analisi-comportamentale

La prima attenzione va rivolta alla persona, o a come questa può risultare decontestualizzata, ad esempio: il tipo di vestiario, il modo di parlare o l’atteggiamento, il tipo di bagaglio al seguito, dei movimenti innaturali marcatamente rivolti a protezione di qualcosa o ad occultare qualcosa.

L’intuizione ci porta a comprendere facilmente perché è importante avere padronanza nell’ARMA in dotazione per chi ci lavora. Sono i ferri del mestiere. Più complicato è capire perché è utile avere la capacità di saperle usare in generale, per chi non le ha durante il regolare servizio di sicurezza.

Fig.5 – addestramento con le armi da fuoco per un operatore di security http://www.ttoacademy.it/tto/?page_id=23

Indubbiamente sapere usare un oggetto, porta ad una maggiore confidenza nei suoi confronti, e quindi ad una conoscenza più approfondita. L’uso diretto, o assistere a come viene usata l’arma da altri, abitua la mente a riconoscere determinati movimenti, ad avere dimestichezza con alcuni suoni.

Anche saper gestire un’arma nel momento del bisogno, se venutone in possesso involontariamente proprio al manifestarsi di un pericolo, consente di difendersi proporzionalmente al persistere della minaccia armata.

Il vantaggio di svolgere un servizio di sicurezza senza armi, è quello di non essere percepito immediatamente come una minaccia per l’attaccante. Se si deve condurre un attacco, ci si predispone allo scontro in funzione di quello che ci si può trovare davanti. Avere di fronte una minaccia armata, giustifica l’attacco ad armi pari.

E se l’aggressore avesse l’arma, ma questa non fosse in grado di fare fuoco? Se per leggerezza lasciasse incustodita l’arma, nel convincimento che non ci siano altre minacce armate, o in grado di usarla?

Rimane sempre valida l’affermazione secondo la quale non è l’arma ad essere pericolosa, ma chi non la sa usare. La responsabilità di circolare armati è enorme, sia nei confronti di se stessi, ma anche della collettività. Dato per assunto che chi ne ha il possesso, e la trasporta sempre con se, la sappia usare in sicurezza, c’è sempre il rischio che qualcuno che non abbia le stesse caratteristiche se ne possa impossessare.

Fig.6 – incidente a Roma con arma da fuoco http://www.romatoday.it/cronaca/morto-colli-aniene-studio-medico-togliatti.html

La conoscenza e la padronanza delle armi, fanno la differenza per chi lavora nel mondo della sicurezza a protezione di altre persone.

A cura di: Marco Lucidi

Profilo Autore

Ing. Marco Lucidi è un Ingegnere Civile e Ambientale iscritto all’Ordine della Provincia di Roma n. A36112.
Laureato in Ingegneria della Sicurezza e della Protezione Civile (LM26) indirizzo Costruzioni Civili nel 2012 con una tesi sulla “Demolizione Controllata con Esplosivo” relatore Prof. Ing. Franco Bontempi.
Attualmente lavora per la IRD Engineering Srl in qualità di In-Theater Engineer, coprendo una posizione di Engineer Consultancy Support Services for NATO in Afghanistan, in veste di Contractor specializzato in: Force Protection Expert, Master Planner Assistant, Real Estate Assistant, GIS Specialist (IGeoSIT).

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