Arriva il sistema EES per aumentare l’efficacia dei controlli ai confini dell’Unione Europea

Da tempo nell’Unione Europea (UE) si discute di come incrementare e rendere più efficienti i controlli ai confini esterni dell’Unione. L’incremento dei flussi migratori in ingresso all’UE e anche la dolorosa apparizione, negli ultimi 15 anni, di attacchi terroristici che hanno colpito il cuore dell’Europa rendono necessaria una gestione sempre più oculata delle frontiere e degli accessi. Questa esigenza è divenuta oggi più che mai stringente per la Commissione Europea e la prossima entrata in esercizio di un nuovo sistema denominato Entry/Exit System (EES), moderno ed efficiente, per il controllo delle frontiere perimetrali dell’Unione è una delle risposte che saranno rese operative già dal 2020.

Il sistema EES si pone l’ambizioso obiettivo di registrare in una banca dati unica per l’intera Europa le informazioni di entrata e uscita di persone di nazionalità non appartenente all’UE che attraversano i confini esterni dell’Unione. Lo scopo finale, ben dichiarato dall’UE, è rinforzare e proteggere il perimetro esterno della cosiddetta area Schengen, al fine di incrementare la sicurezza dei cittadini europei.

Il sistema EES si integra con altri sistemi oggi esistenti come, principalmente, SIS (Schengen Information System) e VIS (Visa Information System). In questo lavoro viene presentata una sintesi dei principali aspetti tecnici dei sistemi dedicati al controllo dei confini esterni dell’UE, con particolare dettaglio per il sistema EES di prossima introduzione in esercizio.

Da SIS e VIS verso EES

Attualmente i principali sistemi di controllo ai confini esterni utilizzati dall’Unione Europea sono denominati Schengen Information System (SIS) e Visa Information System (VIS).

Il SIS [CE1] è costituito da un sistema informativo centralizzato che registra segnalazioni e fornisce informazioni su persone e/o oggetti ricercati, come sintetizzato in fig.1. In particolare, il sistema costituisce un potente ausilio per le forze di polizia che hanno la possibilità di conoscere, in tempo reale, le procedure da applicare in caso di individuazione di una persona segnalata o dell’oggetto/materiale ricercato.

Il SIS è attualmente il database più usato per la gestione dei confini europei al fine di assicurare la sicurezza: alla fine del 2017 l’archivio di SIS conteneva oltre 75 milioni di record e le consultazioni della banca dati, sia da parte delle forze di polizia sia da parte degli organi di giustizia degli Stati europei, avevano superato i 5 miliardi di accessi.

Fig.1 – Caratteristiche principali del sistema SIS (Schengen Information System).

Il secondo sistema rilevante in questo ambito del controllo delle frontiere è denominato VIS (Visa Information System) [CE2, MAE1] ed è entrato in esercizio dal 2015 in tutti i consolati degli Stati membri dell’UE, arrivando ad essere oggi il sistema portante per la raccolta di tutte le informazioni di visitatori dotati di visto che entrano nell’area Schengen (fig.2).

Fig.2 – Caratteristiche principali del sistema VIS (Visa Information System).

Il VIS, quindi, connette con un sistema centralizzato i diversi consolati in Paesi non UE e tutti i punti di ingresso e uscita sul confine esterno dell’UE, consentendo di elaborare informazioni e decisioni relative ai visti di soggiorno per visita breve o per transito nell’area Schengen. Il sistema utilizza tecniche biometriche basate sulle impronte digitali per l’identificazione delle persone e la verifica del visto.

Il VIS è dunque un sistema di scambio e gestione di dati relativi ai visti d’ingresso nello spazio Schengen. L’istituzione del VIS costituisce una delle iniziative principali più recenti nell’ambito delle politiche dell’Unione Europea volte a creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne.

I principali scopi del VIS sono:

  • agevolare le procedure relative alle domande di visto;
  • facilitare i controlli ai valichi di frontiera esterni;
  • rafforzare la sicurezza dell’UE.

I sistemi SIS e VIS non sono che una parte dei sistemi di controllo che l’UE intende mettere in campo per aumentare il controllo delle frontiere e la sicurezza dell’UE.

La politica dell’UE in questo ambito è stata delineata sin dal 2013, quando è stato introdotto il concetto di Smart Borders che consiste in un’ambiziosa raccolta di misure legislative con obiettivi di implementazione di nuovi sistemi concordati a livello di Parlamento europeo dagli Stati membri.

Tra questi sistemi vogliamo focalizzare in particolare l’attenzione sul sistema detto Entry/Exit System (EES) [SVI1, Gem1] che verrà messo in esercizio nel 2020 affiancando il SIS e il VIS, al fine di creare una banca dati unificata europea. In questo modo sarà possibile controllare (fig.3) in modo efficiente ed efficace il passaggio di ingresso/uscita di breve durata di persone di nazionalità non UE che arrivano, quindi, da Paesi esterni all’UE e che entrano in Europa attraversando i confini dell’Unione.

Fig.3 – Obiettivi principali del sistema EES (Entry/Exit System).

Questo nuovo sistema EES sarà operativo nel 2020 dopo un percorso di implementazione durato circa tre anni e coinvolgerà nella sua applicazione tutti i Paesi dell’area Schengen e non solo, come mostrato in fig.4, con le caratteristiche e tempistiche generali indicate in fig.5.

Fig.4 – Paesi che verranno impattati nel 2020 dall’introduzione del sistema EES [Gem1].
Fig.5 – Caratteristiche e tempistiche generali del sistema EES (Entry/Exit System).

Partendo dal presupposto che la maggior parte dei visitatori che entrano in UE siano in ‘bona fide‘, l’EES cambierà in modo radicale il protocollo di controllo dei Paesi che aderiscono al trattato di Schengen. In particolare, l’applicazione del sistema EES:

  • renderà possibile verifiche e controlli automatici per i visitatori legittimi provenienti da Paesi non UE e assicurerà metodi molto più severi e rapidi per contrastare l’immigrazione irregolare;
  • consentirà di creare una banca dati centralizzata per i movimenti di visitatori che arrivano e attraversano i confini esterni dell’UE.

Lo scopo dichiarato di questo sistema è, dunque, quello di aumentare con l’automazione la qualità e l’efficienza delle verifiche e dei controlli alla frontiera dell’area Schengen, alimentando un database comune per rafforzare la sicurezza (spesso indicata in questo caso come homeland security), il contrasto del terrorismo e del crimine organizzato.

Ma come sarà possibile automatizzare la sistematica identificazione di persone in entrata all’area Schengen?

La tecnologia chiave adottata in EES è basata sul riconoscimento biometrico facciale e delle impronte digitali, con un incrocio di dati in tempo reale con l’archivio centrale: questo sistema verrà messo in esercizio dal 2020 non solo negli aeroporti ma anche nei porti di accesso all’area Schengen. Inoltre, sulla base di una struttura gerarchica dei database (Stato Membro-Unione Europea) verrà realizzata la funzione di interoperabilità tra EES e VIS, consentendo alle autorità di polizia e all’Europol un accesso in tempo reale per l’eventuale identificazione di criminali e le attività di intelligence (fig.6).

Fig.6 – Struttura gerarchica dei data base e interoperabilità tra EES e VIS [Gem1].
Per i visitatori provenienti da Paesi non UE varrà la generale regola di Schengen definita come ‘Visa 90/180 days rule’. La regola dei ‘90 su 180 giorni’ sta ad indicare che un visitatore o un viaggiatore di nazionalità diversa da quella di uno stato dell’UE può, in termini generali, liberamente entrare, uscire e muoversi nell’area Schengen fino ad un massimo periodo cumulativo (consecutivo o separato) di 90 giorni in un periodo di osservazione di 180 giorni. Superati i 90 giorni nei 180 di osservazione il visitatore deve obbligatoriamente lasciare l’area Schengen.

La riduzione del crimine e il sistema EES: perché potrebbe funzionare davvero?

Partendo dal presupposto che le attività criminali, come ad esempio il traffico di esseri umani o il contrabbando in vari ambiti, richiedono come requisito fondamentale per essere svolte la facilità di attraversamento delle frontiere, va riconosciuto che oggi queste attività sono in molti casi difficilmente contrastabili a causa dell’assenza di un sistema realmente adeguato di registrazione dei movimenti di entrata e uscita delle persone ai confini esterni dell’Unione.

Da questa semplice considerazione si comprende come un presidio più moderno ed efficace dei confini esterni dell’UE consentirebbe di ridurre significativamente le entrate indesiderate quando i requisiti di sicurezza non sono raggiunti. Quindi, pur se il sistema EES – essendo basato sul principio della ‘bone fide‘ – consente, in condizione di documenti in regola, l’accesso a tutti, va osservato come nel medio-lungo termine EES possa davvero aiutare, con il suo sistema di registrazione e tracciamento dei passaggi, a prevenire e riconoscere attività illegali e movimenti irregolari.

Ma quali informazioni saranno incamerate da EES?

Le informazioni fondamentali registrate dal sistema, sia in entrata che in uscita, saranno sostanzialmente cinque:

  • nome e cognome;
  • ID del passaporto o del documento di identità presentato;
  • 4 impronte digitali;
  • una foto;
  • luogo e data di entrata/uscita.

Questo prezioso database sarà accessibile alle autorità di controllo delle frontiere e all’Europol per attività di investigazione (fig.7), con la possibilità di ricostruire tutti i movimenti già registrati nel database relativi alla stessa persona, il tutto nel pieno rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona. Infatti, come è ben stabilito dalla regolamentazione dell’UE, gli investigatori non potranno discriminare le persone controllate sulla base della loro provenienza, nazionalità, nascita, credo religioso, disabilità, età od orientamento sessuale.

Fig.7 – Elementi tecnico procedurali caratteristici del sistema EES.

L’introduzione del sistema EES al confine esterno dell’area Schengen consentirà di superare l’attuale modello di controllo basato sulla verifica ‘manuale’ e timbratura effettuata da un addetto per il controllo alla frontiera, senza alcun supporto significativamente automatizzato per le verifiche da svolgere. Si deve immaginare l’odierna difficoltà delle guardie di frontiera che hanno a che fare con documenti stampati a bassa risoluzione, timbri sbiaditi, carte lise e inchiostri leggeri, per non parlare della contraffazione dei documenti, ad oggi non verificabili in via elettronica con un legame inoppugnabile alla persona che presenta il documento.

Come ultima informazione sui costi va detto che EES, al termine della sua messa in esercizio, verrà a costare (almeno dal budget attualmente reso noto) circa 480 milioni di euro, con un risparmio considerevole rispetto alle proposte originarie analizzate nel 2013 che vedevano impegni di spesa superiori al miliardo di euro.

Glossario

  • EES – Entry/Exit System
  • SIS – Schengen Information System
  • UE – Unione Europea
  • VIS – Visa Information System

Bibliografia e sitografia

 

Articolo a cura di Marco Carbonelli

Profilo Autore

Marco Carbonelli si è laureato in Ingegneria elettronica presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’, diplomato presso la Scuola Superiore di Specializzazione post-laurea in TLC del Ministero delle Comunicazioni, è in possesso del PhD in Industrial Engineering e del titolo di Master internazionale di II livello (Università di Roma Tor Vergata) in ‘Protection against CBRNe events’. E’, inoltre, qualificato esperto NBC presso la Scuola Interforze NBC di Rieti, esperto di Risk Management, ICT security, protezione delle infrastrutture critiche, gestione delle crisi e delle emergenze di protezione civile, applicazione del GDPR nell’ambito della protezione dei dati personali. Ha svolto per venti anni l’attività di ricercatore nel settore delle TLC e poi dell’ICT, opera dal 2006 nella Pubblica Amministrazione centrale. Ha pubblicato oltre 180 articoli tecnici in ambito nazionale e internazionale, è autore di vari libri tecnico-scientifici ed è docente presso l’Università di Tor Vergata di Roma nei Master Internazionali di I e II livello ‘Protection against CBRNe events’ di Ingegneria Industriale e nel Master ‘AntiCorruzione’ del Dipartimento di Economia e Finanza.

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