Nel corso del Congresso Mondiale della Sicurezza sul Lavoro, svoltosi a Singapore nel settembre del 2017, ISSA (International Social Security Association) ha lanciato il programma Vision Zero, proponendolo come slogan del Congresso e rafforzando così le ragioni e la realizzabilità dell’obiettivo di un possibile mondo del lavoro senza incidenti e malattie professionali. Il programma, nelle intenzioni dei proponenti, doveva avere durata triennale terminando ad ottobre 2020 in occasione del XXI Congresso Mondiale della Sicurezza sul Lavoro che si sarebbe dovuto tenere a Toronto.
Tutti sappiamo come è andata a causa della pandemia. Il congresso è stato rinviato al 2021 e, quindi, il programma ha ancora un anno per sviluppare i propri temi.
Perché la campagna Vision Zero e come si può concretamente realizzare? La risposta è articolata e si sviluppa attraverso alcuni passaggi.
La filosofia sottostante la campagna mondiale può essere sintetizzata in quattro importanti focus:
A parte il primo punto, che sembra quasi scontato – ma non lo è -, gli altri tre sono gestibili e migliorabili solo dai Top Manager delle aziende, che hanno il potere di incidere e divulgare tutto quello che sottintende a queste semplici dichiarazioni di intenti.
Vision Zero rappresenta quindi un nuovo approccio alla prevenzione che integra le tre dimensioni della sicurezza, della salute e del benessere nei luoghi di lavoro: grazie alla sua impostazione flessibile, è applicabile in qualsiasi conteso lavorativo ed a qualsiasi lavoratore in tutti i paesi del mondo.
Vision Zero si basa su sette importanti regole, le cosiddette regole d’oro:
Approfondendo le “regole d’oro” comprendiamo che ormai è tempo che la salute e sicurezza sul lavoro salgano ai piani alti delle aziende, diventando parte integrante delle azioni e del pensiero del management.
Dopo oltre un decennio di una massiccia formazione rivolta prevalentemente ai lavoratori, è giunto il momento di coinvolgere e sensibilizzare, sul problema e sulla sua soluzione, il Top Management delle organizzazioni.
È tempo che i manager dimostrino realmente e con fatti concreti la propria sensibilità verso la salute e il benessere dei lavoratori e che agiscano la loro leadership per contribuire al consolidamento della cultura della sicurezza all’interno delle aziende.
Le sette regole d’oro richiamate precedentemente sono dirette, in prima persona, proprio ai datori di lavoro e ai manager: “prendi, identifica, definisci, garantisci, migliora, investi”. Chi, se non loro, può rispondere a queste richieste?
Anche le nuove norme ISO (9001 – 14001 – 45001) si rivolgono ai vertici delle aziende, invitandoli a credere nei sistemi di gestione e a impegnarsi nel renderli operativi, efficaci ed efficienti. Non è questo il modo di esercitare e dimostrare la loro leadership all’interno dell’azienda?
Le nuove norme al punto 5 della loro nuova struttura (hight level structure) – comune a tutte – indicano proprio la leadership quale fattore strategico di successo nella corretta e efficace gestione di un sistema organizzativo.
Lo stimolo è allora che i manager siano i promotori di questa prospettiva e di questo cambio di passo e che non attendano di essere sollecitati solo per una compliance legislativa o per compiacere agli organismi di valutazione e certificazione: ci credano, la attuino e la rendano visibile con atti concreti!
È questo il cambio di prospettiva che propone Vision Zero e che è rinvenibile anche nelle nuove norme ISO 45001: il Top Management delle aziende, di qualsiasi azienda, deve divenire attore della prevenzione nei luoghi di lavoro e non considerare le ipotesi di infortuni e malattie professionali come un ineluttabile “dazio” da pagare nello svolgimento delle attività lavorative.
Il Top Management deve dimostrare leadership e impegno nei riguardi del SSL:
Questo è l’ambizioso obiettivo che si è proposto L’ISSA nel lanciare la campagna Vision Zero che doveva durare tre anni, dal 2017 al 2020, per valutarne gli effetti durante il Congresso Mondiale che si doveva tenere quest’anno a Toronto. Abbiamo un altro anno a disposizione per sviluppare la campagna di sensibilizzazione.
È questo un tema che è stato ed è sentito come primario nella gestione delle organizzazioni sia relativamente alla qualità e all’ambiente ma, in particolare, per la sicurezza e salute dei lavoratori.
Non a caso alcuni mesi dopo il lancio della campagna Vision Zero è stata emanata la norma ISO 45001 che, come detto, riprende il tema della leadership come strategico e imprescindibile per una effettiva ed efficace tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
Non prevedendo più la figura del “rappresentante della alta direzione”, ma indicando al punto 5 della norma il tema della leadership come qualificante del sistema di gestione, la ISO 45001 impone ai vertici delle aziende l’assunzione diretta della responsabilità di gestire e rendere efficace il sistema di gestione, non imponendolo ma attuando direttamente azioni e comportamenti efficaci a dimostrazione della volontà di garantire e promuovere la salute e sicurezza dei propri collaboratori.
La leadership all’interno dell’organizzazione dovrà, secondo la norma 45001, esplicarsi anche nel coinvolgere e condividere con i lavoratori i temi della salute e sicurezza del lavoro, in un’ottica che potremmo definire di cogestione.
Da ultimo, ma non per importanza, risulta estremamente rilevante la prescrizione della norma che prevede l’integrazione del sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro all’interno dei processi di business dell’azienda, a dimostrazione che il sistema di gestione non deve essere considerato una sovrastruttura ma parte integrante della vita dell’organizzazione.
Per facilitare tale assunzione di responsabilità, indicando ai manager cosa e come fare per esercitare una leadership efficace all’interno dell’azienda, il programma Vision Zero con le sette “regole d’oro” indica il percorso da intraprendere anticipando i contenuti e le finalità che saranno, dopo alcuni mesi, propri della ISO 45001.
L’ISSA, con il programma Vision Zero, ha dato un importante e gravoso compito al management delle aziende mondiali: prendere atto che, contrariamente a quanto pensato sino ad oggi, migliorare la sicurezza e la salute nell’impresa non significa necessariamente aumentare la spesa.
L’importante è che la gestione dell’azienda si realizzi con consapevolezza, sia condotta in modo coerente e costruisca un clima di fiducia e comunicazione aperta a tutti i livelli dell’azienda. L’implementazione della strategia di prevenzione di Vision Zero richiede il contributo attivo e partecipazione di molti attori a livello aziendale. Una cosa è chiara: il successo o il fallimento dell’attuazione della strategia di Vision Zero sarà determinato dai datori di lavoro, dalla dirigenza e dal management tutto.
Il management, per realizzare tali , dovrà impegnarsi ora e adesso ad assumere il “comando delle operazioni” in tema di salute e sicurezza dei lavoratori, esercitando una forte e decisa leadership all’interno di tutta l’azienda e non delegando tale compito unicamente all’RSPP. Al di là del rispetto delle norme, sino ad oggi attuato solo per non avere noiose e costose discussioni con gli organismi di vigilanza, dovrà rendere il sistema di salute e sicurezza efficace ed efficiente.
Alla base della filosofia con cui è stato progettato il programma Vision Zero c’è la convinzione che le aziende e il loro management vadano aiutate a impostare la loro organizzazione focalizzandola verso una continua diminuzione degli incidenti.
Sono queste, infine, le tre regole che, secondo il programma, permettono all’azienda di andare verso l’obiettivo “infortuni zero”:
Ciò si può ottenere unicamente con la collaborazione e il coinvolgimento del management, che deve convincere i lavoratori, tenendoli informati, a collaborare per rendere l’ambiente di lavoro sano e sicuro. Creare un clima in cui sia la squadra – e non il singolo – a determinare la salute e sicurezza del lavoro.
Spesso si pensa che sia esclusivamente onere del datore di lavoro e dei dirigenti assolvere a questo compito. Sbagliato: ambienti sani e sicuri si ottengono unicamente con la collaborazione di chi lavora in questi ambienti e che è a conoscenza dei relativi rischi e dei pericoli. Proprio per questo è stato superato il near missing (mancati infortuni) come strumento di prevenzione e miglioramento. Il sistema non può funzionare se i lavoratori non percepiscono l’importanza e il gradimento del management nel conoscere i dati di tali situazioni.
Sinora questo aspetto non ha dato i risultati sperati, in quanto i lavoratori hanno stentato a comunicare i mancati infortuni e i malfunzionamenti delle attrezzature: spesso, per il timore di essere valutati negativamente dalla dirigenza.
Il management deve invece sollecitare e agevolare e, se necessario, premiare l’utilizzo di un sistema di controllo dell’attività lavorativa che provenga direttamente dagli operatori. Un sistema che funziona in modo egregio, se all’interno del posto di lavoro esiste un clima collaborativo di squadra tra i lavoratori che, interagendo tra di loro, sono in grado di collaborare con la dirigenza per il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Secondo lo scrittore statunitense Stephen Covey, il lavoro di gruppo aiuta gli individui a condividere il proprio talento, trasformandoli in risorse essenziali pronte a garantire benefici reciproci: stando a questo semplice principio, è perfettamente chiaro quanto i risultati del gruppo siano sempre migliori dei risultati del singolo. Questo è un concetto fondamentale per chiunque intenda ricoprire la leadership di un team vincente.
Le persone interdipendenti combinano i loro sforzi individuali con quelli degli altri per conseguire un successo più grande.
Stephen Covey
Articolo a cura di Francesco Naviglio
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