Il 2020 è stato un annus horribilis ed anche i primi sei mesi del 2021 continuano ad essere complicati e non fanno che convertirsi in un campanello d’allarme per tutti noi. Le organizzazioni dovranno sempre più garantire un grado di resilienza, ovvero la capacità di resistere a minacce o cambiamenti imprevedibili e dimostrare, di volta in volta, di essere sufficientemente forti e strutturate nell’affrontare le sfide che si paleseranno.
La resilienza è diventata la buzzworld del momento. Per garantirla sono necessari approcci e cambi di paradigma che le organizzazioni – di qualsiasi dimensione e settore – dovranno mettere in atto. Ovvero, in una trasposizione ardita, come nella preparazione di “pozione magica”, sarà necessario individuare gli ingredienti opportuni per sortire i risultati desiderati. Si tratta di attuare strategie per misurare e migliorare la propria resilienza in un mondo che sta attraversando un cambiamento sempre più rapido, imprevedibile e senza precedenti. Di fatto, gli eventi catastrofici, in futuro, saranno più frequenti, meno prevedibili e caratterizzati da uno sviluppo sempre più veloce e secondo modalità sempre più varie. Inoltre, la rivoluzione digitale e tecnologica, il cambiamento climatico e l’incertezza geopolitica sono destinati ad avere un impatto sempre più importante sulle organizzazioni che, di conseguenza, dovranno dimostrarsi quanto mai adattive, flessibili ed agili e dimostrare di essere in grado di garantire una consolidata resilienza operativa ed organizzativa, quale calibrata sintesi di implementazione dei principi di Business Continuity, Risk Management e Cyber security che presuppongono un approccio risk & resilience-based.
Nel 2012 ISO (International Standard Organization) ha stabilito che gli standard relativi ai sistemi di gestione – tra cui ISO 22301, ISO 31000 E ISO 27001 – devono avere una struttura comune, denominata HLS (High Level Structure) che si caratterizza per:
Ne consegue che ci troveremo dinanzi a:
La resilienza è dettata dalle esigenze operative, ne consegue che la capacità di rispondere a queste esigenze determina la maturità della continuità aziendale di un’organizzazione. Pertanto, diventa fondamentale per le organizzazioni adottare un approccio olistico – e non più per silos – in modo tale da sviluppare un ecosistema con resilienza incorporata in ogni livello dell’organizzazione per essere preparate a rispondere a qualsiasi interruzione, soprattutto in un contesto erratico e imprevedibile come quello che stiamo vivendo caratterizzato anche da un processo accelerato di digitalizzazione e automazione. Ne consegue che le organizzazioni devono monitorare la stabilità dei propri “facilitatori aziendali”, inclusi fornitori, materie prime, produttori, distributori, siti e risorse per sviluppare un quadro olistico di preparazione e prontezza.
La conditio sine qua non è dimostrarsi strategicamente adattabile, operativamente consapevole e tatticamente in grado di rispondere a qualsiasi evento esterno o interno in modo tale da prendere consapevolezza che la resilienza non è statica, bensì è in continua evoluzione. Ne consegue che le discipline di Risk Management, Business Continuity e Cyber Security, coinvolte nello sviluppo di un programma di resilienza, dovranno necessariamente concentrarsi sui seguenti principi:
In modo sinergico, quasi come in un’orchestra sinfonica, i professionisti della continuità aziendale dovrebbero lavorare con le loro controparti del Risk Management e dell’IT e/o della Cyber Security (ognuno con il proprio “repertorio”) per aumentare la resilienza all’interno dell’organizzazione. Inoltre, è risaputo che i dipartimenti di continuità operativa, se in comunione sinergica con la funzione di Risk Management e con i dipartimenti IT, sono in grado di progettare sistemi e processi di Enterprise Risk Management (ERM) ed IT più resilienti a conferma di come le basi della resilienza sono costruite sulla somma di molti dipartimenti, guidati da una forte leadership. È doveroso ricordare, altresì, che gli errori di comunicazione possono portare a errori nei processi di resilienza e questo fallimento è in gran parte dovuto a diversi fattori, quali: mancanza di comunicazione tra i dipartimenti, con prodotti e servizi prioritari non concordati tra le varie funzioni; sistemi legacy esistenti. Spesso i vari reparti hanno priorità diverse in termini di resilienza IT; pertanto, durante la progettazione di un Business Continuity Plan (BCP), coloro che lavorano nell’ambito del ripristino di emergenza IT o della continuità del servizio IT danno priorità all’infrastruttura IT, mentre quelli in BC danno priorità alle applicazioni IT. Mentre è dimostrato che se le diverse funzioni partecipano sinergicamente alla creazione del BCP, si è in grado di garantire che non si creino distorsioni nella progettazione dei piani di DR, Crisis Management e Crisis Communication.
La crescente necessità di resilienza organizzativa ed operativa, quale calibrata sintesi tra risk management, i modelli di sistema di gestione della continuità operativa e cyber security è sempre più urgente e strategica ed atta a creare una sinergia comunicativa e operativa dei sistemi di Enterprise Risk Management, Business Continuity Management e Cyber Security Management.
Un programma di resilienza necessita sempre di essere esercitato a:
Qualsiasi interruzione, attacco informatico o interruzione fisica, influisce sulla continuità aziendale; pertanto, mantenere l’attenzione sulla resilienza dell’organizzazione, mentre si sviluppano strategie di recupero, servirà nel medio e lungo termine nella costruzione di un’organizzazione preparata e pronta per qualsiasi evento.
Tutti i piani dovranno essere esercitati e aggiornati. In particolare, per garantire la Cyber Security dovranno essere aggiornate le procedure DR e test di Disaster Recovery completo periodicamente eseguiti, considerando come, in alcuni settori, risulta fondamentale ed altamente strategico garantire tempi di attività continua.
Diventa sempre più urgente e necessario garantire una cultura aziendale resiliente basata su:
Le organizzazioni hanno bisogno di una comprensione approfondita della resilienza organizzativa ed operativa per definire una chiara roadmap che illustri cosa devono fare per essere pronti ad affrontare le prossime crisi. Si tratta, quindi, di capire come: gestire i rischi aziendali strategici e i rischi esterni e incontrollabili e prepararsi, di conseguenza; rendere la gestione più adattabile in termini di processi e cultura; assicurarsi che siano disponibili risorse sufficienti; creare processi solidi e strutture flessibili garantendo un grado sufficiente di autonomia, ridondanza e diversificazione.
Oggigiorno, a fronte anche del processo accelerato di digitalizzazione e automazione, la resilienza organizzativa ed operativa si baserà sempre più sull’approccio alla gestione del rischio, alla continuità operativa e alla cyber security. Ovvero, la resilienza si converte in una nuova prospettiva sul business e sulle risorse, sui processi e sulle strutture richiesti.
Gli scenari dinanzi a noi richiedono che le organizzazioni intraprendano un dialogo proattivo sul rischio e un sano grado di propensione al rischio: con l’aiuto di mappe dei rischi e attraverso discussioni interattive, la gestione del rischio contribuisce a ridurne efficacemente la probabilità e l’impatto. Alcuni rischi esterni e incontrollabili non possono essere evitati; tuttavia, attraverso pratiche come analisi degli scenari e stress test, il Top Management può acquisire la consapevolezza dell’incertezza e comprendere come affrontare i diversi risultati e, al contempo, prepararsi a scenari estremi intraprendendo programmi assicurativi e di copertura, implementando procedure di gestione delle crisi e di continuità operativa e costituire team di gestione per incidenti critici attraverso un approccio adattivo, agile e flessibile.
Rendere un’azienda più resiliente richiede uno sforzo considerevole in termini di cambiamenti nella disponibilità delle risorse, nella gestione adattiva e nella gestione strategica dei rischi e nella gestione della continuità operativa. Interessante notare come la resilienza e la trasformazione digitale di un’organizzazione beneficiano entrambi di approcci di gestione agili, flessibili e adattivi. Allo stesso modo, la resilienza e la ricerca di pratiche di gestione sostenibile, sempre più richiesti oggigiorno, deriveranno sempre più dalla calibrata sintesi di programmi di deglobalizzazione e da solide catene di approvvigionamento. Una innovazione armonica in termini di digitalizzazione e sostenibilità è destinata a svolgere un ruolo strategico nel garantire la resilienza operativa e la sicurezza informatica.
Concludendo, le organizzazioni dovranno disporre di un quadro olistico in grado di migliorare il processo decisionale e concentrarsi maggiormente sia sulla resilienza operativa e organizzativa sia sulla sicurezza informatica, dal momento che si tratta di anticipare, prevenire, riprendersi da eventi avversi e adattarsi per evitare eventi simili in futuro, il tutto senza interrompere o compromettere la continuità aziendale. Il filosofo greco Eraclito diceva: “Chi non s’aspetta l’inaspettato, non scoprirà mai la verità”, ma aggiungo che, ora, si tratta di “anticipare l’inaspettato”.
Articolo a cura di Federica Maria Rita Livelli
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